L’ex difensore dell’Atalanta, oggi avvocato, dice la sua sulla riduzione degli emolumenti in capo ai calciatori e avverte
Guglielmo Stendardo, ex difensore dell’Atalanta, è stato uno dei pochi calciatori laureati del panorama italiano. Oggi esercita la professione di avvocato e si occupa in particolare di diritto sportivo. Come riporta gianlucadimarzio.com, Stendardo dice la sua in merito al taglio degli stipendi dei calciatori:
“Le società non possono autonomamente optare per la sospensione del pagamento dello stipendio, motivo per cui un calciatore potrebbe anche svincolarsi dalla società in questione in seguito ad una decisione simile. Violazione delle norme su doping, divieto di scommesse ed illeciti in generale sono gli unici motivi per cui le società sarebbero autorizzate a sospendere il pagamento di un contratto“.
Continua Stendardo, che invita a fare grande attenzione alla serie C: “Oltre che dal punto di vista giuridico, la questione andrebbe però analizzata dal punto di vista economico. In Serie A si parla di un danno da 160 milioni in caso di ripresa del campionato, addirittura di 600 o 700 milioni in caso di stop definitivo. Gli economisti devono allora fare chiarezza, ma non solo sulla Serie A. Si dovrebbe parlare anche di B, C e soprattutto dei dilettanti, che da questa situazione potrebbero uscire lesi molto più degli altri colleghi. In Serie C lo stipendio medio è di 1500 euro, per molti ragazzi è difficile arrivare a fine mese. Se da un lato bisogna tutelare i giocatori, dall’altro anche queste piccole società., che vanno avanti seppure con un budget ridotto, soffrono il momento. E necessitano di nuove soluzioni per rimanere in piedi“.