Stasera il confronto del Ceravolo, l’analisi di Gazzetta dello Sport sulla sfida tutta calabrese
“Catanzaro-Reggina, il derby va oltre la classifica“, si legge nelle pagine nazionali di Gazzetta dello Sport.
“Mai stato banale questo derby: anche se il rischio coronavirus l’ha depotenziato frenando gli ultimi giorni di prevendita, Catanzaro-Reggina è uno scontro storico. Lo è ancora di più quello di stasera, che si gioca con l’allarme sullo sfondo: scongiurati rinvii o porte chiuse, al Ceravolo sono attesi almeno 6.000 tifosi (306 ospiti). La squadra di Auteri può ridare spinta a una stagione fin qui negativa. Quella di Toscano vuole mettere un carico in più, forse quello definitivo, su un primato ottenuto a ritmi impressionanti. Le squadre sono i poli opposti di un confronto – il 58° in campionato, 21 successi a 19 per la Reggina – che ha la diversità nel suo Dna: basti ricordare le due gare in B disputate sul neutro di Firenze per evitare problemi di ordine pubblico (1970-71, gli anni della rivolta di Reggio per il titolo di capoluogo assegnato a Catanzaro).
Quegli eccessi non si sono più ripetuti, però la rivalità continua un po’ per campanile, un po’ per la goliardia che l’ha ravvivata di recente. Un esempio? La maglia indossata dopo l’andata dal presidente reggino Gallo. Era il 12 ottobre, e da quell’1-0 firmato nel finale da Corazza (oggi infortunato), la Reggina ha cominciato a guardare i cugini dall’alto in basso. Sliding doors: la banda Toscano ha preso il lato giusto con la prima di 11 vittorie di fila, il Catanzaro quello sbagliato fra risultati deludenti, altalena in panchina (Auteri, esonerato nel turno successivo a quel derby, è stato richiamato a gennaio dopo 3 mesi con Grassadonia) e rosa rivoluzionata col mercato. Il ritorno dell’allenatore siciliano era sembrato mettere le cose a posto (10 punti in 4 uscite), il 4-0 preso a Francavilla è stato il brusco risveglio che la curva, tuttavia, ha già dimenticato: prima della rifinitura 200 ultrà hanno suonato la carica. A Reggio l’hanno fatto in 100 dopo l’allenamento, anche se non ce n’era bisogno: la forza della capolista è tutta nei numeri“, sottolinea la Rosea.