Il pensiero dell’ex allenatore degli amaranto e dei biancorossi sull’emergenza coronavirus e l’esito del campionato
Calciatore prima, allenatore poi, direttore sportivo in seguito. Una carriera ricca di soddisfazioni e con esperienza da vendere quella di Carlo Regalia, attualmente presidente dell’ADISE (l’Associazione Italiana Direttori Sportivi), della quale è il fondatore. Un passato amaranto per l’86enne lombardo, tecnico della Reggina di Granillo nelle stagioni 1974/75 e 1975/76 (nelle due stagioni precedenti, dal 1972 al 1974, invece, sedette sulla panchina del Bari).
Intervistato dal collega Natalino Licordari per La Gazzetta del Sud, Regalia ha espresso il suo pensiero circa il periodo che sta vivendo attualmente il nostro Paese per via del Coronavirus e del suo impatto sul calcio, ma anche sulla stagione della Reggina e del duello con il Bari per la promozione diretta in Serie B.
”Se avremo un calcio più vicino ai vecchi valori umani al termine di tutto ciò? Me lo auguro. Ognuno di noi dovrebbe vivere le giornate in maniera diversa e prendere coscienza che si può fare a meno anche di una palla che non rotola nella direzione giusta”, dice Regalia. ”Ai tempi del secondo conflitto mondiale ero bambino, ma ricordo i sacrifici dei miei genitori. Non si poteva uscire e la fine della guerra fu per noi una liberazione. Facendo le dovute proporzioni, siamo nelle stesse condizioni di allora. Anche il calcio dovrebbe fare la propria parte rispolverando i principi di un tempo”.
”Non credo sia facile recuperare la forma fisica. La Reggina, con i suoi nove punti di vantaggio sulla seconda, non dovrebbe avere problemi a raggiungere il traguardo, anche se il Bari non mollerà. I giochi sembrerebbero fatti, ma i biancorossi hanno il dovere di crederci e, in più, dovranno guardarsi dal Monopoli”.
”Reggina e Bari sono due compagini forti con alle spalle presidenti ambiziosi. Due piazze così non possono rimanere nell’anonimato”.
”A Reggio ho vissuto bene. Ho ancora tanti amici lì, sento frequentemente Franco Iacopino. Presi la Reggina in Serie C, appena retrocessa dalla B, Granillo era un gran dirigente. Non appena cedette la società a Matacena, quest’ultimo mi chiamò proponendomi di rimanere, ma avevo già dato la parola ad un altro club. Reggio mi ha dato tanto, conservo ancora gelosamente una targa consegnatami dai giornalisti di allora”.