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Rassegna stampa, “Lunedì nuovo vertice Lega-AIC: un piano per la questione stipendi”

Le strategie sul tavolo delle trattative per la riduzione degli emolumenti in capo ai tesserati dei club di calcio

Lunedì nuovo vertice Lega-AIC: un piano per la questione stipendi“, su Gazzetta dello Sport si fa il punto sulla questione riguardante gli emolumenti ai calciatori. Si discute all’interno di Leghe e tra i calciatori, si vuole giungere ad un accordo condiviso e che possa soddisfare tutti quanti.

Quando le cose precipitano, tutti sono tenuti a fare la propria parte. Il ragionamento è ovviamente trasversale e stavolta i calciatori non ne sono immuni. Nel calcolo dei danni su cui ragionano i presidenti un fattore consistente è costituito dagli ingaggi: l’operazione che vede impegnate le società (con l’aiuto di Deloitte, azienda di servizi di consulenza e revisione) è quella della stima dei mancati incassi. Allo stesso tempo continuano le uscite, o almeno dovrebbero: una delle idee riguarda la sospensione degli stipendi dei calciatori, che sul bilancio sono ovviamente una delle voci più incisive. Ognuno con i suoi numeri partecipa a un monte stipendi complessivo della A da 1,3 miliardi. Per questo anche ai calciatori verrà chiesto di contribuire alla causa: l’idea fa parte di quel pacchetto di proposte di cui club e Figc già discutono. Al tavolo partecipa anche l’Aic, il sindacato di categoria che lunedì prossimo, nel terzo incontro dall’istituzione di un tavolo di lavoro specifico, riceverà un piano più dettagliato. E’ quanto hanno detto ieri il presidente e l’a.d. della Lega, Dal Pino e De Siervo, al numero uno dell’Aic Tommasi. Un piano non perfettamente delineato perché, anche in questo caso, saranno gli eventi legati all’emergenza sanitaria a dettare meglio le condizioni: dipenderà da quando, e se, si riprenderà a giocare.

In un caso l’intervento sugli stipendi potrebbe più corposo, nell’altro meno. E’ in ogni modo ciò che l’Assocalciatori aspetta: un progetto più strutturato di cui iniziare a parlare con i propri iscritti. Finora il sindacato aveva insistito sulla tutela di altri aspetti, per esempio che il lavoro dei giocatori potesse avvenire in totale sicurezza. Non manca però, ed era sempre emersa, la totale consapevolezza del momento: pur restando in attesa di un piano, l’Aic era comunque disponibile all’ascolto. «Il taglio degli stipendi? Lo faremo senza mortificare nessuno, lo dobbiamo fare ricorrendo a ipotesi di sospensione e riduzione, si sta cercando una sintesi tra le diverse posizioni – conferma Gravina, numero uno federale a Radio Sportiva –. L’interesse è salvare il campionato 2019-20 ma anche non compromettere la stagione 2020-21. Non possiamo in questo caso commettere l’errore di partire oltre metà agosto visto che poi ci saranno gli Europei».

L’idea della sospensione degli stipendi è stata raccolta nelle riunioni di Lega che hanno poi portato alla stesura di un documento condiviso dalla Federazione. La prima specifica è sui termini: oggi si parla di sospensione, non di riduzione. Un congelamento degli ingaggi, non un taglio definitivo. Almeno per ora. I giocatori sono dipendenti dei club, pagati per le loro prestazioni: “producono” allenamenti e partite, ma la loro attività è ormai da giorni azzerata. La sospensione dei pagamenti sarebbe relativa ai giorni di inoperosità fino all’8 marzo i giocatori sono stati impegnati, dunque verrebbero regolarmente pagati. E la macchina dei versamenti si riattiverebbe una volta ripreso il lavoro. Nel frattempo i club vorrebbero intervenire, anche con modalità differenti. Solo il governo, con una nuova legge, potrebbe legittimare in maniera definitiva la decurtazione degli stipendi.

Oggi sul tavolo ci sono due ipotesi. Una sospensione degli stipendi per il periodo di tempo non lavorato, che già permetterebbe ai club di tirare il fiato: lo stipendio di marzo da pagare entro i primi dieci giorni di aprile potrebbe essere in gran parte trattenuto. Oppure richiedere ai giocatori uno sconto proporzionale. Esempio: per chi guadagna fino a 100mila euro ci sarebbe un taglio differente da chi ne guadagna fino a 500mila, e differente ancora da chi riceve più di un milione all’anno e così via, fino ad arrivare a una decurtazione percentuale del 30% sugli ingaggi più onerosi. Per quelli, al contrario, sotto i 50mila euro potrebbe intervenire la cassa integrazione o l’estensione di contratti di solidarietà. Se il governo non riconoscesse subito uno strumento legislativo valido, come succede in Francia, a intervenire sarebbero Lega e Figc. Servirebbe una linea comune, anche se non sono da escludere eventuali trattative singole tra club e rispettivi tesserati. L’Aic, soggetto politico, potrà dettare una linea ai suoi iscritti ma non imporre decisioni. I giocatori saranno tutti d’accordo? Non dimostrarsi disponibili in questa fase è difficile ma sulle modalità d’intervento potrebbero nascere delle incomprensioni“.

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