In serie C, solo Catania, Novara e il club amaranto dispongono di una struttura propria che può essere utile al protocollo sanitario studiato dalla FIGC per la ripresa. Il complesso di via delle Industrie però può ospitare solo la squadra, non il resto degli addetti ai lavori

Il Centro Sportivo Sant’Agata, che la Reggina 1914 srl si è aggiudicata in concessione sino al 31 dicembre 2040, ben prima dell’emergenza coronavirus, è stato fatto oggetto di numerosi lavori di restyling da parte del club. Campi in erba da rifare in toto, strutture da adeguare e l’attesa fruttuosa per sbloccare i manufatti ancora posti sotto sequestro da parte dell’Autorità Giudiziaria, il lavoro per gli addetti del sodalizio reggino non sono mancati.

La scorsa estate, la società si è adoperata per una massiccia risistemazione della foresteria, in vista del possibile svolgimento del ritiro precampionato, svolto solo in parte in sede. Ma nell’eventualità di un “isolamento” dei calciatori per la ripresa del torneo, il Centro è pronto? I posti letto ci sono (sebbene è da capire se sarà possibile mantenere il distanziamento sociale tutt’ora in atto), la struttura della foresteria comprende anche la cucina, la sala mensa, una ulteriore sala “svago” ed è completata da ulteriori spogliatoi e palestra. Insomma, spazio per i calciatori ci sarebbe, ma intorno alla squadra, oltre allo staff tecnico, gravitano numerose altre figure, come quella dei massaggiatori, addetti alla lavanderia, lo staff medico, gli addetti ai campi e non solo: teoricamente anche loro dovrebbero isolarsi con la squadra, stando al protocollo, ma non ci sarebbe spazio per tutti.

Si vedrà, sicuramente la Reggina ha una struttura all’altezza della situazione attuale: il problema è che le altre società non sono nelle medesime condizioni ed è già tanto se dispongono di campi di allenamento…