Nicolò Bianchi è uno di quei giocatori che possono dare identità al club amaranto, l’obiettivo è il rinnovo
Nel calcio la maggior parte della letteratura è dedicata a portieri che parano rigori, a registi dal lancio illuminante, trequarti dal piede fatato e attaccanti che “sfondano” le porte. “Una vita da mediano” cantata da Ligabue è quasi una goccia nell’oceano di indifferenza chi, per usare una frase fatta, nel calcio fa soprattutto “legna”.
E, a dire il vero, neanche il termine mediano è il termine più giusto per definire Nicolò Bianchi. Lui è un gregario. Uno che se fosse parte di una squadra di ciclismo tirerebbe la volata al velocista o proverebbe ad allungare il gruppo sulle salite più ripide, prima di far scattare il campione. Per poterlo fare devi avere la stoffa e lui, a livello calcistico, la ha nel saper fare tutto bene, ma nulla male e nulla benissimo.
È una sorta di “classe media” del calcio che dà identità alle squadre, soprattutto se inizia a legarsi in maniera continuativa ad un club. La Reggina, in tal senso, potrebbe avvalorare la sua carriera e trarre beneficio da chi ha il profilo ideale per formare quello che, con un altro termine abusato, si definisce “zoccolo duro”. Un mediano impreteribile, letteralmente ‘che non si può trascurare, omettere, tralasciare’.
Il contratto è in scadenza. Qualcuno però pare essersene accorto e si sta già lavorando al rinnovo. Ventinove anni, a livello calcistico, può essere l’età giusta per sposarsi e iniziare il terzo anno in uno stesso club.
