Il rendimento interno della squadra amaranto è contraddistinto da troppe sconfitte per potere ambire alle zona nobili della classifica
È ormai chiaro che la Reggina si è messa nelle condizioni di essere padrona del proprio destino. A nove giornate dalla fine otto punti sulla zona play out e nove sulla retrocessione diretta sono margini che non fanno dormire sonni tranquilli, ma sicuramente assicurano qualche patema d’animo in meno nell’affrontare le prossime partite. Con la speranza, ovviamente, di chiudere la contesa al più presto possibile.
La squadra, seppur con grandi ribaltoni legati ad un avvicendamento tecnico e ad un mercato di gennaio particolarmente corposo, viaggia verso una conclusione di stagione che potrebbe non essere distante dall’obiettivo di veleggiare in posizioni di classifica tranquille.
Traguardo che resterebbe lontano dai proclami di inizio stagione, messi molto presto da parte in nome di un rendimento vistosamente non da primato. Eppure ciò che pesa più di ogni altra cosa nel campionato della Reggina sono le sei sconfitte casalinghe. Davvero troppe. Sei vittorie, tre pareggi, tredici gol fatti e addirittura quindici subiti sono numeri che la squadra avrebbe avuto sicuramente migliori qualora avesse avuto l’aiuto del pubblico.
Viene da pensare a quelle rimonte subite contro Pisa, Venezia e Cittadella. Gare in cui la squadra pareva avere il match in controllo, salvo poi perdere rovinosamente. Ma anche la gara contro la Spal, con quindicimila persone allo stadio non avrebbe visto avere luogo quell’incredibile espulsione di Menez per una parolaccia detta al guardalinee.
Persino il francese si sarebbe esaltato molto di più con il pubblico a spingerlo e forse per lui ci sarebbe stata scritta una storia diversa da quella che si potrebbe avere a fine stagione.
Con quei-quattro cinque punti in più che la spinta dei tifosi avrebbe portato, oggi forse la Reggina cullerebbe davvero sogni di potersi andare a giocare la promozione.
Meglio un Granillo vuoto , questi 4 lordazzi l’avrebbero ridotto come la città
La rovina del mondo è stata Facebook che ha dato voce (anonima) a tutti