La squadra amaranto esce ridimensionata dalle due gare contro due sicure big del campionato: urge abbassare le pretese e essere più concreti
In casa Reggina si erano legati al dito il pronostico del ds Mirabelli: “La squadra è da 15esimo-16esimo posto“. Una previsione esagerata in negativo, ma che anche i dirigenti reggini hanno via via preso con maggiore fondatezza, alla luce sopratutto delle ultime prove e, paradossalmente, anche dopo quelle gare in cui la squadra ha dominato ma ha raccolto poco, il pensiero dell’ex dirigente di Milan e Inter.
La scorsa settimana, ancor prima di Empoli, il ds Taibi ha parlato apertamente di squadra “da decimo posto” o giù di lì, dopo il Castellani lo stesso ds ha sottolineato che la squadra deve metterci sempre il massimo per essere una squadra competitiva: in soldoni, puntare a promozione diretta o qualcosa di simile è un abbaglio.
Ergo, ad oggi le ambizioni di altissima classifica vanno accantonate e solo facendo tanti punti nel prossimo, tremendo, ciclo di gare (12 in sei settimane), si potranno prendere in considerazione obiettivi di livello superiore. La Reggina deve cambiare la sua dimensione, da possibile outsider per i primissimi posti, a squadra che deve guadagnarsi con i gol e i punti la zona playoff, che è l’obiettivo minimo che la società ha chiaramente annunciato e persino sbandierato.
Una diversa dimensione che non significa mettere da parte le ambizioni, ma almeno non pensarci e sopratutto prendere contezza dei limiti e dei difetti dell’organico a disposizione di Toscano.