Senso di appartenenza e attaccamento alla maglia possono fare la differenza in panchina?

Identità e senso di appartenenza. Sono le parole su cui è stata incentrata la conferenza stampa di presentazione di mister Alfredo Aglietti. La Reggina non ha fatto mistero di aver puntato su questi aspetti fondamentali nella scelta del nuovo allenatore e di volerci ancora puntare anche per la ricerca degli uomini giusti.

Il club amaranto non è però il solo ad aver deciso di affidare la guida tecnica della prima squadra ad un proprio ex calciatore, già consapevole, quindi, del contesto nel quale andrà a lavorare e inevitabilmente legato ai colori sociali.

Oltre alla Reggina che ha deciso, quindi, di affidare la panchina ad Alfredo Aglietti che ha Reggio ha vissuto due splendide stagioni tra il 1994 e il 1996, anche Como, Monza e Lecce hanno fatto lo stesso.

Il Como lo aveva fatto già fatto lo scorso anno quando, dopo l’esonero di Banchini, decise di affidare la panchina al suo vice Giacomo Gattuso che a Como ha giocato, in qualità di difensore, per ben 10 stagioni tra gli anni ’80 e ’90. Una vera e propria bandiera.

Non sarà stato una bandiera ma sicuramente un calciatore che a Monza ha lasciato il segno, Giovanni Stroppa. Due stagioni per il centrocampista in biancorosso allora ventenne dall’87 all’89 prima di approdare al Milan di Sacchi.

E, infine, il Lecce che ha fortemente inseguito (e la Reggina ne sa qualcosa) Marco Baroni per riportarlo in Salento dopo quelle due stagioni, 1987-88 e 1988-89, con Mazzone allenatore che lo videro protagonista della promozione in serie A.

Ci sono ancora alcune panchine vacanti, chissà che altri presidenti non la pensino alla stessa maniera.