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Reggina, i fantasmi sono tornati? Non erano mai spariti e forse non sono un caso

Gli amaranto cadono dopo sette punti in tre partite, ma anche durante la serie utile alcuni segnali negativi erano tornati a farsi vivi nei secondi tempi

La pausa aiuta a riflettere. Può essere un momento in cui bisogna avere l’onestà intellettuale di dire cosa non va. Quella dello scarso feeling dei secondi tempi per la Reggina è una storia che prosegue.

Lo scarto tra prime e seconde frazioni, dopo il match del Del Duca,  parla di ulteriori tre punti dispersi. Se si fossero giocati soltanto le prime metà di match la Reggina avrebbe la bellezza di 29 punti. Uno solo in meno di quella che sarebbe la capolista Monza.

Al di là delle classifiche virtuali che lasciano comunque il tempo che trovano, gli amaranto anche nelle gare vinte o pareggiate con la gestione Baroni hanno palesato cali più o meno netti dopo il primo tempo.

Nella gara vinta contro la Cremonese, ad esempio, più volte gli amaranto hanno rischiato di subire il pareggio. Anche in superiorità numerica. In particolare, a tempo scaduto, è stata clamorosa l’occasione mancata da Celar su una palla che doveva solo essere spinta in porta.

A Reggio Emilia dopo un primo tempo di altissimo livello, gli amaranto avevano subito il ritorno di una Reggiana assolutamente non in giornata. Per fortuna è arrivato il gol di Bellomo a mettere le cose a posto.  E che dire di Vicenza?  Anche lì la Reggina era passata in vantaggio, subendo un gol per un clamoroso svarione di Plizzari e rischiano di perdere una volta rimasta in superiorità numerica.

Può essere un caso? No.  Da cosa dipende? Facile ricondurre tutto alla preparazione fisica, ma la verità andrebbe ricercata più a fondo. Anche, ad esempio, nel fatto spesso gli allenatori avversari riescono a pescare in panchine più lunghe rispetto a quella limitata che era prima a disposizione di Toscano e ora di Baroni.

Una condizione di svantaggio determinata dai tanti infortuni, ma anche ad un assortimento non ottimale della rosa e da qualche scelta sbagliata in fase di mercato.

Si pensi, ad esempio, quanto sarebbe importante avere un attaccante fisico per tenere palla nelle fasi di pressione o da mettere davanti quando c’è da recuperare una condizione di svantaggio. Il solo Denis non avrebbe potuto reggere la baracca, considerata la disponibilità a singhiozzo di Lafferty e quella che, per il momento, è apparsa la poca fiducia in Lafferty. E non che lo svedese abbia fatto molto per meritarsene molta di più.

E in rosa, escluso Rivas, non esistono punte veloci che possano eventualmente sostituirlo come elemento in grado di allungare la squadra e di partire in contropiede.

 

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