Il centrocampista è diventato punto fermo nello scacchiere di Marco Baroni
Non c’è nulla di male nel dire che un calciatore diventa “fedelissimo di un allenatore”. Nel caso di Nicolò Bianchi forse si abusa dell’etichetta, tenuto conto che Mimmo Toscano ed il centrocampista hanno condiviso solo due stagioni dalla stessa parte della barricata.
Certo è che il fatto che entrambe le annate siano state vincenti e che, nell’esperienza di Reggio, sia stato proprio l’allenatore a volerlo a Reggio, autorizza quantomeno a sottolineare il legame calcistico tra i due.
Nicolò Bianchi, però, sembra aver fatto breccia anche nelle idee tattiche di Marco Baroni. Merito del fatto che, a 28 anni, pare aver trovato giusto per fare il salto di qualità. Come ama dire lui non sa fare nulla benissimo, ma tutto benino. Questo si sposa alla perfezione on il calcio del nuovo tecnico amaranto che, senza pregiudizi di sorta, ha dato subito fiducia ad un calciatore che inevitabilmente poteva essere associato alla precedente guida tecnica.
Ciò che maggiormente piace di Bianchi a Baroni è l’intelligenza tattica, ma anche la capacità di inserimento. “Riempire l’area”, anche con i centrocampisti, è uno dei temi tattici più cari all’allenatore che sceglie di giocare con una punta, ma vuole tanti uomini in area per raccogliere i traversoni dall’esterno.
Bianchi ha già fatto male al Vicenza ed ha nel Dna il buttarsi dentro. Motivo per il quale oggi sembra essere un titolare inamovibile dello scacchiere amaranto.