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Reggina, il momento dell’equilibrio

La sconfitta di Brescia brucia tanto, ma è sconsigliabile dare troppo peso alla negatività per effetto del risultato

Alla prestazione della Reggina a Brescia mancano almeno quaranta minuti.  Esattamente quelli che intercorrono tra il vantaggio lombardo e l’assalto finale che avrebbe, di fatto, regalato un pareggio che sarebbe stato giusto.

Marco Baroni ha già risposto parzialmente al perché ciò sia accaduto, sottolineando come una squadra che pratica un gioco dispendioso come la sua paga dazio agli impegni ravvicinati.

C’è un’altra possibilità che non viene mai presa abbastanza in considerazione. Ossia che ci sono gli avversari e il Brescia, per effetto del momento positivo che sta vivendo, sembra aver ritrovato la forza che gli si riconosceva ad inizio del torneo, quando la qualità della rosa faceva sì che venisse posto nelle prime file per la promozione diretta.

Questo, però, diventa un punto a cui poter ancorare un’altra evidenza della partita.  Cosa ha fatto il Brescia in fase offensiva? Poco o nulla.  Ha trovato l’episodio che gli ha dato tre punti, capitalizzando al massimo un tiro dalla lunga distanza.

I risultati sono il motore del calcio. Nessuno vuole perdere, ma bisogna anche avere contezza che, soprattutto in Serie B, ci sono tante partite come quella di Brescia..  Negli ultimi tempi spesso l’aveva spuntata la Reggina come era, ad esempio, accaduto contro il Pordenone. In altre circostanze è finita 0-0 come a Pisa.  Basta spostare un gol da una parte o dall’altra per cambiare prospettive, punti di vista e tenore delle discussioni.  Questo è, però, il momento dell’equilibrio.

La B è un po’ così per le squadre di medio livello.  Le partite un po’ ti danno e un po’ ti tolgono. L’importante è restare sempre dentro le sfide e  capire come, eventualmente,  gli episodi possono essere portati dalla propria parte.

Sarà importante soprattutto reagire. Analizzerà la partita la Reggina. Baroni spiegherà ai suoi come quelle micidiali ripartenze (sprecate) del primo tempo potessero tramutarsi in transizioni in grado di decidere la partita. Proverà a capire se, nel secondo tempo, si poteva fare di più ed anche perché la squadra corta del primo te apparsa  più sfilacciata di quanto abbia abituato ad essere.

Bisogna preoccuparsi solo di ripartire. La base di partenza è buona: otto punti di vantaggio sulla zona play out a nove giornate dalla fine. Tre mesi fa nessuno ci avrebbe creduto.

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