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Reggina: il puzzle è completo e non è il momento dei “comunque vada”

La squadra di Baroni ha ormai completato il processo di maturazione e di consolidamento della propria identità

La Reggina è lì. A dare fastidio. Esattamente dove auspicava di essere ad inizio stagione, al di là di alcuni eccessivi proclami figli soprattutto di un giustificabile entusiasmo dettato dalla precedente stagione trionfale.  Chi si fosse addormentato ad agosto e si fosse svegliato  oggi vedrebbe il bicchiere pienissimo: gli amaranto sono noni, a un punto (in attesa del recupero del Chievo) dai play off e con quattro partite da giocare come fossero finali.

Tutto quello che per  è successo in questi mesi lo sa chi l’ha vissuto passo passo.

Quello che, però, ne è venuto fuori è che la Reggina è diventata una squadra forte di Serie B.  Lo dicono i numeri.  Lo rivela, in maniera inequivocabile, ciò che il gruppo amaranto ha dimostrato di essere sul campo.

Ha giocato bene quando è stata nelle condizioni di poterlo fare e con avversari che glielo hanno consentito.  Ha una rosa dove tutti o quasi sono intercambiabili senza perdere in competitività. Ha acquisito il carattere per reagire agli eventi avversi.  Ha giocatori che, sono apparentemente fuori dai radar, ma da un momento all’altro rivedono il campo e si rivelano decisivi.  Segna su azione, su calcio piazzato ed in mischia.  Ha anche fortuna, perché non c’è vergogna nel dirlo: è una virtù, non un limite.  Si pensi adesso  a quanto tempo è stato necessario per mettere insieme un puzzle in cui sono stati incastrati gli ultimi tasselli con le  vittorie più recenti.

La partita vinta con la Reggiana non è stata una gara indimenticabile sotto il profilo dell’interpretazione. Dopo il vantaggio è mancato il killer instinct, il gol subito poteva essere evitato e nel secondo tempo la squadra è stata lunga e incapace di non farsi imbrigliare dal pressing alto e dalle linee strette della Reggiana. E cosa è successo? Ha vinto lo stesso.  Lo ha fatto perchè il vento è favorevole, perché la Reggina ha carattere e perché ha acquisito consapevolezza.

Poco male. A quattro giornate dalla fine non servono le belle prove  , ma le vittorie.  Serve la prestazione, per dirla alla Baroni. Ma non intese come capacità di fraseggio e bel giuoco,  ma come necessità di “starci con la testa”. Sempre. Anche quando le cose che non riescono come si sarebbe voluto.  E con la Reggiana è accaduto.

Il dato di fatto è che, per l’ennesima volta, contro avversari che lanciano lungo e vanno a caccia delle seconde palle la squadra ha saputo spostare dalla propria parte partite rognose, che restano spesso in bilico fino a diventare sconfitte.  Venire a capo di contese come queste è la chiave per il successo in B.

Non è, però, il momento di fermarsi. Inutile fare tabelle.  Mancano quattro partite alla fine e conta solo vincere. Sempre. Partita dopo partita.  Non è né il momento del tirare le somme, né quello dei “comunque vada”.

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