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Rassegna stampa, il dibattito in B e C per gli aiuti al calcio: “Dateci una mano!”

I presidenti di B e C discutono sulle modalità di aiuti per tenere in piedi un movimento che trema per la crisi legata al coronavirus

I presidenti di B e C, l’altro calcio, quello della Provincia, alza la voce per chiedere una mano d’aiuto per superare la crisi legata all’emergenza sanitaria in atto nel Paese. E’ Gazzetta dello Sport a riportare le posizioni dei vari massimi dirigenti: “Cassa integrazione? Si, no, forse: Ma aiutateci!

Caiata, vice presidente della Lega Pro, patron del Potenza e parlamentare, segue – su mandato di Ghirelli – alla Camera la questione «cassa integrazione nel calcio».E le reazioni, tra presidenti, non sono mancate.

Il Frosinone, con Maurizio Stirpe, è possibilista però c’è un ma. «Le priorità sono altre, e comunque il ricorso alla cassa riguarderebbe giocatori con compensi normali. È importante, però, anche vedere le promozioni, io sono contrario alle due dirette: se non si riparte chi è terzo deve andare in A». Il presidente del Pisa, Corradi, evidenzia realtà differenti. «Affrontare il problema “costo dei tesserati” per B e C alla stessa maniera (tipo cassa integrazione ) non ha senso, valore e costi sono diversissimi. La C sottrae valore (costi più alti dei ricavi generati ) la B produce invece valore. Proprio per questo i costi dei tesserati di B sono mediamente notevolmente superiori . La B – più vicina alla A – potrà risolvere la crisi solo col dialogo e accordo con i calciatori per mantenere nelle stesse proporzioni il costo del lavoro con la perdita, inevitabile, dei ricavi». Pulcinelli guarda alla tivù. Infatti il presidente dell’Ascoli pensa anche ad altro. «In A la cassa sarebbe ridicola vista la portata degli ingaggi, in B e C può avere un senso. Occorrono pure altre misure: contributi straordinari vista l’eccezionalità della situazione e rivedere una redistribuzione dei diritti tivù per la tutela dell’intero movimento». Il presidente del Vicenza, Stefano Rosso, non prescinde dalla ripresa del torneo e, quindi, anche dai relativi verdetti finali. «Noi siamo favorevoli ad ogni azione utile immaginabile: per esempio come anche la decurtazione stipendi, la cassa integrazione e la defiscalizzazione… Ma resta fondamentale concludere la stagione e non rischiare una decurtazione dei ricavi. Ora tutti devono rinunciare a qualcosa e quindi bisogna aiutarsi a vicenda».

D’Agostino della Casertana s’appella al governo: «Il momento è di grande emergenza, imprevedibile, la cassa integrazione può starci di sicuro come soluzione. Diamo tanto allo stato in tempi normali, ora devono aiutarci. Il calciatore è, ormai, come un dipendente di una azienda come le altre, anzi costa pure di più dei miei che ho in ditta». Laricchia del Monopoli è assolutista: «Necessaria la cassa integrazione, sennò si va verso il default inevitabilmente. E serve finire i tornei, anche a luglio o ad agosto se servisse»”.

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