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Ex Reggina, Maurizi: ”Gli amaranto meritano la promozione. Noi allenatori l’anello debole del calcio”

Il tecnico di Colleferro ha annunciato la necessità di attuare delle riforme mirate in terza serie, oltre a dire la propria opinione sulla questione stipendi e promozioni

Allenatore della Reggina in C nella stagione 2017/18, terminata con la salvezza della squadra, Agenore Maurizi oggi siede sulla panchina del Latina, con la quale si trova al sesto posto del girone G di Serie D. Ai microfoni di TuttoC.com, l’ex tecnico amaranto ha parlato principalmente della questione stipendi, di eventuali riforme e della questione relativa alle promozioni, citando anche la sua ex squadra.

Sugli stipendi – “Non credo sia giusto tagliare gli stipendi. Il problema è alla base, Serie C e D devono essere riformate e si deve tagliare il costo del lavoro, ovvero far sì che i tesserati non vadano a gravare troppo sulle casse della società. Vedremo se sulla questione dei tagli si troverà un accordo collettivo, io credo che se si dovesse finire la stagione sarebbe giusto pagare, in caso contrario bisogna trovare una soluzione. L’unico modo per far sì che non ci rimettano né le società che i tesserati è far finire i campionati sul campo”. 

Sulle promozioni – “Per quello che hanno fatto vedere fino ad ora, direi che sia giusto promuovere le prime tre di ogni girone, soprattutto Monza e Reggina. Il girone B è ancora aperto e la Reggiana non è troppo distante dal Vicenza. Non è facile mettersi nei panni di chi deve decidere perché qualsiasi scelta scontenterà qualcuno.”

Riforme per migliorare la C – “In questi anni da allenatore in Serie C io non mi sono mai sentito tutelato come allenatore. Ho visto tante cose che non vanno bene, per i tecnici è una vera e propria giungla, siamo tantissimi e rappresentiamo l’anello debole del calcio e come tale veniamo trattati a meno che non arriviamo in Serie A. Io credo che la riforma debba garantire soprattutto che ci siano più posti di lavoro con una contribuzione certa e lo stesso vale anche per la D perché è un campionato ben gestito ma l’aspetto contributivo va riformato. Non si può allenare o giocare tanti anni e poi non avere una pensione”.

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