Il messaggio degli amaranto è chiaro: vorrebbero la B sul campo per evitare ogni alibi, ma c’è da fare i conti con la decisione finale della FIGC

In un momento di assoluta incertezza per il futuro del calcio italiano, vuoi per il continuo protrarsi dell’emergenza Coronavirus che non da’ rassicurazioni in merito ad eventuali date per la ripresa o/e per soluzioni da parte degli organi competenti che continuano a non emergere, tra una lettera di Lega divulgata ed una dichiarazione contrastante, tra interessi personali e risultati meritati, emerge il senso di responsabilità e di consapevolezza di diversi club e addetti ai lavori.

La Reggina, in tutta questa situazione, si è dimostrata una squadra matura, dimostrando di avere una mentalità vincente anche fuori dal rettangolo di gioco (e lo diciamo senza screditare nessun altro).

“Vogliamo chiudere il campionato sul campo, conquistando la promozione dopo aver disputato le ultime otto gare rimanenti. Se questo non fosse possibile, vada per la promozione d’ufficio, che resterebbe senza dubbio meritata”. È ciò che si è sentito da più parti in casa amaranto, dai calciatori ai tecnici, passando per i dirigenti, tutti raccolti sotto un’unica mentalità.

Gli amaranto sono consapevoli che in un’eventuale rush finale potrebbe succedere di tutto, ma al contempo sicuri della propria forza e delle proprie capacità, le stesse che gli hanno permesso di guardare tutti dalla vetta della classifica. La società non si è esposta più di tanto sull’argomento, certa che chi di dovere salvaguarderà tutto il lavoro fatto finora mettendo la meritocrazia al primo posto. Allo stesso tempo, i calciatori, se posti davanti ad un bivio, sceglierebbero l’ipotesi di tornare in campo per finire la stagione e conquistare la Serie B sul campo, in modo tale da evitare possibili alibi da parte delle altre concorrenti.

Perchè la maturità di una squadra non la si vede solo attraverso il campo…