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Reggina, il regalo per la B è Menez: “Dicevano che avevo i colpi di Kakà”

Il francese ex Milan e Roma è pronto a sbarcare a Reggio Calabria: sarà lui il regalo di Luca Gallo per il salto in B. Un talento purissimo che si è perso per strada, ma che ha anche fatto vedere le sue enormi doti tecniche

Reggina, il regalo è Menez, una vita fatta di dribbling“, è il titolo dell’articolo di Gazzetta dello Sport su Jeremy Menez, il colpaccio in dirittura d’arrivo degli amaranto di Luca Gallo per la promozione in serie B

Bruno Conti non fece fatica ad ammetterlo: «Jeremy è più forte di me, senza ombra di dubbio». E detto da un campione del mondo che veniva soprannominato MaraZico per la qualità dei suoi colpi, fa un certo effetto. Quel Jeremy lì a cui si riferiva Conti è Menez, talento assoluto del calcio francese segnato nella scalata all’Olimpo del calcio solo dalle ferite della vita. Lo stesso Menez che presto firmerà con la Reggina un contratto biennale, con possibile opzione per il terzo anno. Già, perché la strada è oramai segnata e a meno di clamorosi colpi di scena, Menez sarà presto un giocatore della Reggina. Per festeggiare al meglio il ritorno in Serie B del club amaranto. E per rivedere da vicino quello che in Francia, agli albori della sua carriera, paragonavano ad un certo Zidane…”, scrive il quotidiano sportivo.

Un talento purissimo che è stato sia genio che sregolatezza:  “Menez fa parte di quel quartetto di giocatori che nel 2004 guidò la Francia alla vittoria dell’Europeo Under 17 (insieme a Nasri, Ben Arfa e Benzema). Sembrava l’inizio di una favola bellissima e per un po’ lo fu anche. Tanto che Menez a 16 anni si permise di rifiutare il Manchester United di sir Alex Ferguson, giocando la sua prima scommessa fuori dalla Francia proprio dalle nostre parti, a Roma. Lì arrivò come un predestinato, i suoi colpi portarono addirittura Ranieri a dire «che poteva tranquillamente sostituire in campo uno come Totti». Perché quando Menez giocava era davvero delizia pura. Il problema, però, è che giocava solo quando gli andava. Provocatorio o provocante, scegliete voi, e magari anche tutti e due. A volte anche arrogante, strafottente. Le ferite della vita vissuta in precedenza, appunto, con quell’infanzia cresciuta nei vicoli della Banlieue 94, difficile periferia di Parigi. «Se non avessi fatto il calciatore, probabilmente ora sarei in galera», disse una volta. Aggiungendo di recente proprio in un’intervista alla Gazzetta: «Lì ho visto di tutto, alcuni amici hanno fatto una brutta fine. Nessun soldo in tasca e tanti sogni. Lì ho imparato a dribblare criminalità e pistole. Il mio calcio è nato nei vicoli di strada, in partitelle che finivano spesso a botte». A Roma, ad esempio, alle botte ci è arrivato con Montella, ma anche con dei tifosi della Lazio fuori da una discoteca. Totti lo adorava e lui adorava Totti, visto che parlavano la stessa lingua calcistica. Esattamente come Spalletti e Ranieri se lo sono coccolato a lungo: «Due secondi padri», li ha definiti Jeremy”.

Nuova avventura all’estero per Menez dopo il ritorno in Francia: “Che poi, in realtà, il massimo splendore lo ha vissuto nella sua seconda ondata, quando dopo il Psg tornò in Italia, al Milan. In Francia aveva trovato un allenatore che lo capiva e lo valorizzava come Ancelotti («Il numero uno in assoluto»), al Milan Inzaghi lo lasciò libero di esprimersi come voleva, schierandolo anche centravanti. Nel 2014/15 segnò addirittura 16 gol, vivendo per una serata anche l’emozione di sentirsi capocannoniere. Poi, però, la sregolatezza prevalse ancora sul genio e lo trascinò a girovagare per il mondo: prima il Bordeaux, poi la Turchia (Antalyaspor), quindi il Messico (América) e infine il ritorno in Francia, al Paris Fc, nella Ligue 2. Ora sbarcherà a Reggio Calabria, dove Toscano lo utilizzerà trequartista dietro le due punte, nel 3-4-1-2. «Potevo fare molto di più, dicevano che avevo i colpi di Kakà. Ma non ho lavorato abbastanza, pensavo bastasse il talento», ha ammesso lui. A 33 anni, però, ha capito. E con il suo genio la Reggina può iniziare a sognare davvero in grande”.

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