Il centrocampista reggino del Monza si racconta a cuore aperto e confessa di aver realizzato i suoi sogni
Nino Barillà ha sfiorato la scorsa estate il ritorno a Reggio Calabria, ma è sacrosanto accettare il progetto importante del Monza. Il centrocampista nato nel popolare quartiere di Catona, si racconta ai microfoni de Il Giorno:
“Sono nato e cresciuto al quartiere Catona. Tutti i ragazzi di Catona che giocano a pallone hanno un sogno nel cuore, un’ambizione: militare un giorno nella squadra della propria città. Io giocavo nella Scuola Calcio di Catona, ci ero andato con mio cugino, feci tutta la trafila delle Giovanili: fino a quando a un torneo mi videro i dirigenti della Reggina e mi portarono lì”.
Un giovane Barillà ha fatto parte della squadra, storica, del -11: “Ci ritrovammo a far parte del gruppo che fu chiamato a conquistare la salvezza nell’anno della penalizzazione da 11 punti… Un’esperienza eccezionale, da brividi, ci sentivamo parte integrante dello stesso progetto, tutti sullo stesso piano: facemmo il record di punti, come vincere uno scudetto”.
Tutti i sogni realizzati di un bambino diventato uomo: “Il calcio è la mia vita, per me è tutto. Mi ha formato, mi ha insegnato a essere uomo, anche confrontarmi con grandi campioni è stato importante. Ricordo ancora il giorno in cui Mazzarri mi fece esordire in serie A con la Fiorentina, avevo 16 anni: un sogno. Il primo gol in Serie A? Reggina-Juventus, 2-2, portai in vantaggio gli amaranto, di testa segnai… a Buffon. Meraviglioso”.