Iniziata nel giugno 2019, la liaison tra il tecnico reggino e il club amaranto non ha avuto il lieto fine sperato
Un addio doloroso, una separazione che nessuno avrebbe mai voluto. La storia d’amore iniziata in un caldo giorno di giugno del 2019 tra la Reggina e Mimmo Toscano è giunta al capolinea dopo l’ultima sanguinosa sconfitta degli amaranto contro il Venezia.
Una liaison nata sotto una buona stella ma anche con le più alte aspettative, riportare subito la Reggina in serie B. La prima stagione del tecnico reggino alla guida del club si rivela un successo strepitoso. La squadra, una corazzata per la categoria con Denis a suonare la carica, parte a rilento ma poi accelera infilando un record di 11 vittorie consecutive. E quando il Covid, impietoso, impone lo stop anticipato del torneo, il vantaggio sulle altre è tanto e tale da valere la vittoria del campionato.
Toscano diventa il vero idolo della piazza, osannato dalla tifoseria e da una città intera. Nemo profeta in patria, la comune locuzione latina, viene smentita in meno di un anno.
Al 49enne tecnico di Cardeto, cresciuto calcisticamente in amaranto, viene confermato il compito di guidare la Reggina anche nella stagione successiva, quella che segna il ritorno in serie B. Le ambizioni non cambiano e restano di primato. Arrivano colpi di mercato di assoluto prestigio, Menez su tutti. Il presidente Gallo parla senza nascondersi di serie A, la tifoseria di infiamma e le aspettative nei confronti della squadra sono altissime.
Le prime sconfitte in cadetteria fanno vacillare le certezze di un gruppo per nulla abituato a perdere. Gallo conferma la fiducia a Toscano e la piazza è ancora con lui, ma qualcosa comincia a scricchiolare. Il doppio ko contro Chievo e Venezia in appena 3 giorni è una condanna scritta. A pagare è sempre l’allenatore e, sebbene gli errori siano stati forse non solo suoi, la società decide di esonerare Mimmo Toscano assieme al suo staff.
Nemo profeta in patria, dicevamo. Una massima difficile da smentire.