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La Reggina e l’elasticità di Baroni, un binomio che offre squarci di sereno all’orizzonte

Prima vittoria degli amaranto al terzo tentativo per il nuovo tecnico  che sembra aver trovato una strada giusta da percorrere.

Quando Marco Baroni ha preso le redini della Reggina il cielo era grigio scuro, quasi nero.  Dopo tre partite la classifica dice che la tempesta non è ancora finita, ma in alto ci sono squarci di sereno. E la prospettiva arriva da qualcosa che va al di là dei quattro punti ottenuti in tre partite.

Il tecnico ha dato, al momento, dimostrazione di aver individuato quella che sembra poter essere una strada per iniziare a sperare in un campionato diverso da quello condotto fino al momento.

La Reggina attuale non era una squadra costruita con calciatori che fossero tagliati per il credo calcistico del suo predecessore.   Marco Baroni, però, ha avuto fino al momento il merito di aver  cucito attorno alla squadra un modo di giocare che si sposa con le caratteristiche degli uomini a disposizione.

Il tecnico amaranto sta dando l’idea di chiedere a ciascun calciatore quello che è nelle proprie caratteristiche e non di interpretare un ruolo che sia funzionale alle proprie idee tattiche. Un po’ come se le linee guida del gioco non fossero dettate dalle interpretazioni del tecnico, quanto dal modo di giocare degli undici che di volta in volta vanno in campo.  E non è detto che sia sempre la scelta giusta da fare, ma per questa Reggina pare sia così.

Ed è un pensiero che va al di là della difesa a quattro preferita alla difesa a tre. Ma l’elasticità di Baroni la si è vista anche in altri punti. Giocando contro Vicenza e Reggiana ha proposto praticamente due atteggiamenti tattici simili, ma diversi.

Al Menti ha scelto il 4-1-4-1 perché sapeva che aprendo la difesa biancorossa con gli scatti di Rivas, avrebbe creato gli spazi contro i centrocampisti. A Reggio Emilia, invece, ha preferito il 4-2-3-1 con Bianchi accanto a Crisetig perché probabilmente temeva che il trequartista  Radrezza potesse andare a prendersi lo spazio tra le linee.

Piccoli accorgimenti che non hanno variato la richiesta di giocare molto la palla, sviluppare il gioco sulle fasce e di riempire l’area con gli inserimenti dei centrocampisti.

In entrambi i casi si è avuta la sensazione che nei singoli la Reggina abbia persino qualità superiori di squadre che fino ad ora erano state saldamente in zona salvezza come i biancorossi ed i granata.

E pensare che questa squadra ha fuori diverse grandi firme.  Tuttavia, adesso è il momento della ricerca della continuità e non di penare a come si potranno integrare tutti i big fuori al momento per infortunio.

 

 

 

 

 

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