Il difensore ceco è stato uno dei grandi colpi della società amaranto che lo prese quando era ancora uno sconosciuto e lo fece diventare un calciatore di livello internazionale
Martin Jiranek è forse uno dei colpi più iconici che la Reggina ha fatto nella sua storia.
Arrivò in una nidiata che comprendeva anche Ricardo Matias Veron e Mozart. Calciatori giovani e stranieri a cui gli amaranto decisero subito di affidarsi in Serie A. E, per poco, non arrivò una clamorosa salvezza.
Cossato decretò una retrocessione che, a distanza di anni, si fatica a digerire, ma ma loro stessi qualche mese dopo misero la firma su un campionato di B dominato.
Jiranek era un classe 1979 arrivato a Reggio nel 2000. Venne prelevato dallo Slovan Liberec grazie all’efficace rete di scouting che allora il club amaranto aveva e in poco tempo divenne colonna della nazionale under 21 ceca campione d’Europa nel 2002 e poi della nazionale maggiore.
Dopo un grande Europeo (quello del 2004) la Reggina, con una buona plusvalenza, lo cedette ai russi dello Spartak Mosca.
A raccontare il retroscena sull’operazione che portò il ceco a Reggio è l’allora capo degli osservatori Franco Gagliardi.
“Gabriele Martino – racconta ai microfoni di A tutto campo di Maurizio Insardà – mi manda a vedere un giocatore perché avevamo bisogno di un ostopper, perché la gente diceva che eravamo senza difensori. Mi hanno mandato in Cecoslovacchia (era già Repubblica Ceca ndr) ed io non so parlare l’inglese neanche a morire. Prima vado a vedere un basco, ma ho detto no. Poi mi hanno mandato a vedere Dolezal che era un pistacchione lungo, per l’amore di Dio. Gli dissi che avevo visto un mancino, ma avevo sbagliato. Per mia fortuna sono andato a vederlo da vicino e ho visto un segnetto vicino al ginocchio. Era na specie d’aragosta, un granchio
In Repubblica Ceca, a quel punto, arrivarono Foti e Martino . “Gabriele – ricorda – riuscì ad entrare nello spogliatoio, perché loro avevano sempre le chiavi giuste”.
I più attenti ricorderanno che Jiranek era destro, pertanto la descrizione non coincideva con il nome che era stato dato da Gagliardi a ds e dg. A ingannare l’avvocato fu il fatto che vide il calciatore giocare sul lato sinistro della difesa.
Il giocatore indicato non corrispondeva alla descrizione fatta. “A quel punto – rivela l’avvocato – mi sono ricordato e ho detto a Foti e Martino di guardare un tatuaggio sul ginocchio a sinistra“.
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“Sento – prosegue Gagliardi – il lungo (Foti ndr) dire al calciatore se si poteva abbassare i pantaloni e poi Gabriele dire che aveva davvero il tatuaggio. Mi dice che non capisco niente e chiude il telefono”.
“Io tornai a Reggio – chiosa Gagliardi – il mercoledì, loro erano già tornati il lunedì. Vedo uno al Sant’Agata ed era Jiranek che era già arrivato“.