Il forfait di Charpentier e soprattutto Rivas toglie al tecnico la possibilità di continuare sul percorso intrapreso
A Marco Baroni piacciono gli attaccanti che attaccano la profondità. È una sorta di “conditio sine qua non” affinché chi occupa la casella di centravanti rappresenti un prototipo di calciatore che possa interpretare il ruolo di centravanti nel suo modo di vedere il calcio.
Non è un caso che, quando c’era una certa limitazione nella scelta offensiva, l’allenatore abbia scelto di schierare Rigoberto Rivas al centro dell’attacco.
L’honduregno, pur non essendo un vero attaccante centrale e spesso lo si vede a tu per tu con il portiere avversario, gli ava molte certezze rispetto a certe peculiarità che la nuova guida tecnica amaranto ricerca nel riferimento offensivo.
Uno fra tutti è la capacità di andare in profondità o di muoversi in maniera tale da allungare la fase difensiva avversaria. E Rivas, basti pensare a prestazioni come quelle di Reggio Emilia, lo ha spesso fatto bene.
Il rientro di Charpentier aveva dato all’allenatore la possibilità di trovare un interprete naturale per la tipologia di gioco richiesta al suo centravanti ideale.
Adesso, però, Baroni li ha persi entrambi per qualche settimana. Questo significa che nella gara di Frosinone si dovranno trovare soluzioni differenti anche perché l’organico non pare avere calciatori con le stesse caratteristiche.
Qualora si scegliesse, ad esempio, di schierare Menez o Denis al centro dell’attacco si andrebbe necessariamente incontro ad una rivisitazione di diversi principi di gioco messi in mostra nelle ultime partite.