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Reggina, il labile confine tra passionalità e razionalità

baroni

I cambi tardivi del tecnico Marco Baroni sono diventati un tema che ha accompagnato il post del derby di Cosenza

Nessuno, soprattutto nel calcio, può dire quale sia il confine tra un commento umorale e uno razionale. A maggior ragione se a farli è chi tifa Reggina. A mente fredda, però, la valutazione delle cose si può arricchire anche di particolari che sfuggono nel momento in cui c’è da fare i conti con l’impatto emotivo di un’evoluzione sfavorevole.

 

Quella che, per intendersi, ha avuto la Reggina a Cosenza. Brucia non vincere una partita in cui sei arrivato ad avere due gol di vantaggio e hai dato la percezione di poter far male ogni volta che avevi intenzione di farlo.

Doveva andare così.  È vero, i cambi di Baroni potevano arrivare qualche minuto prima. Ma se il rigore con cui gli avversari pervengono al pareggio lo genera uno che sta per uscire e chi deve entrare aspetta che esca la palla da 3 minuti, capisci che a volte il destino è ineluttabile.  Chi era al San Vito Marulla si è potuto accorgere di quanto ci si sbracciasse per ottenere l’autorizzazione al cambio.

Tuttavia, Marco Baroni, fino ad ora, è stato un valore aggiunto per la Reggina. Se le cose cambieranno in futuro non è dato saperlo, ma nulla è più sincero dei numeri e delle evidenze.

Se oggi la Reggina è una squadra credibile dopo circostanze che l’avevano portata quasi a sprofondare, è soprattutto merito suo.

Parlare solo dei cambi a Cosenza e tacere del resto è un esercizio improvvisato. Umorale, per l’appunto. Parlare solo dei cambi significa non dire, ad esempio, che alcune esclusioni dall’undici titolare  sono state costrette da motivi legati a problemi fisici.

Equivale a non sottolineare che, nel primo tempo, il tecnico aveva praticamente mandato in confusione il Cosenza grazie ad una squadra schierata senza punti di riferimento.  Che, poi, a dirsi è facile. A farlo mica tanto.  Nel corso della prima frazione si sono viste variabili impazzite scambiarsi la posizione di centravanti: prima Menez, poi Rivas, poi Folorunsho e persino Edera.  E se queste cose non le prepari rischi di fare confusione.  La Reggina sembrava un orologio svizzero.

I gol subiti, tra l’altro, sono stati frutto evidente di errori individuali. Il secondo addirittura nasce da un “due contro uno” perso nel peggiore dei modi, in una zona laterale del campo. Su queste situazioni qualsiasi allenatore può poco.

A voler essere pignoli si può dire che nelle ultime settimane la Reggina, al netto di Pescara, stia esprimendo un calcio meno brillante delle migliori prestazioni di Baroni. Il dato diventa pleonastico se si considera che sono arrivati sette punti nelle ultime tre partite.  Tuttavia, resta da capire quanto questo sia dipeso dalla qualità non eccelsa dagli avversari e dal loro calcio.  O se, ad incidere, possa essere la necessità di integrare al meglio i nuovi o il fatto che gli altri abbiano iniziato a prendere le contromisure.

I prossimi esami contribuiranno a dare l’esatta misura delle cose. La B è una roulette russa. Ciò che oggi “è”, domani potrebbe “non essere” più.  Marco Baroni lo sa bene e ha ben chiaro  quanto sarà importante confermarsi.

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