Il francese sembra ritrovato sotto il profilo morale, è tornato al gol. Adesso deve fare la differenza
Quando un calciatore arriva e viene presentato dice tante frasi. Spesso di circostanza. Altre volte, senza accorgersene, offre spunti che tornano molto utili a distanza di mesi.
Jeremy Menez, tra le sue prime parole da giocatore amaranto, disse infatti che a lui piace avere pressioni. Gli piace sentirsi importante, non essere uno dei tanti.
A Reggio non lo è. In Serie B non può esserlo. Non è un caso che Attilio Tesser lo abbia citato come individualità sopra la media tra quelle che dovrà affrontare il Pordenone nella sfida contro la Reggina.
Un girone fa il francese saltò la sua prima partita per infortunio. Fu il primo passaggio a vuoto, involontario, di una storia che ha avuto alti e bassi. A Cosenza ha calciato il rigore nel modo che si richiede alla sua fama, dopo quello terribile tirato contro il Lecce. Nelle ultime gare sta dimostrando di essere dentro la causa amaranto e di tenerci. Recuperi, corse che da lui non si attendono e persino la sfortuna di trovare un rigore assegnatogli contro senza che ci fosse.
Ora, però, è il momento di essere Menez. Di fare la differenza contro una squadra che appartiene al ceto medio del campionato, difficilissima da affrontare.