Il tecnico ha dato anima e sostanza alla squadra, nessun giocatore è insostituibile tranne uno. Che è una sua ‘creatura’
No, la Reggina non gioca bene come nelle prime uscite della gestione Baroni. Quelle hanno dimostrato che può farlo. Una facoltà da tirare fuori quando sarà necessario o possibile, come avvenuto in alcuni tratti del match a Pescara.
Quello che più conta è che la Reggina esce, però, da un ciclo di partite decisive come meglio non avrebbe potuto. Salernitana, Pescara, Entella, Cosenza e Pordenone. Undici punti in cinque partite che sarebbero potuti essere tranquillamente almeno un paio in più. Rispetto al girone d’andata il saldo è già a +4.
I numeri, però, nel calcio dicono molto, ma non tutto. E non dicono abbastanza su quello che è stato il lavoro di Marco Baroni, aiutato sì dal mercato di gennaio ma già capace di incidere ben prima.
C’è un esercizio che, più di altri, può spiegare quanto fondamentale sia stato il lavoro del tecnico. Si possono chiudere gli occhi e pensare a quale è, al momento, l’unico giocatore imprescindibile della Reggina. La risposta è automatica: Michael Folorunsho.
Si pensi, però, cosa era l’ex barese prima che arrivasse il tecnico fiorentino e cosa è adesso. Da giocare di Serie C reduce da una stagione deludente a Bari, si è trasformato in un fattore decisivo per il campionato cadetto. Casualità? Assolutamente no. Tutti gli altri sono utili, ma nessuno indispensabile.
Riavvolgendo un po’ di più il nastro si può pensare a come, gradualmente, la Reggina sia diventata una squadra capace di resistere, di soffrire e di tenere botta. Citare i numeri della difesa nelle ultime partite rischia di essere superfluo.
Tornando, però, alla stretta attualità ci sono circostanze legate alla gara contro il Pordenone che certificano ancora di più quanto oggi il tecnico sia il valore aggiunto della squadra. Il primo è che vincere, tenendo fuori il giocatore più importante della squadra (Menez), è sempre una grande dimostrazione di autorevolezza davanti al gruppo.
Il secondo è che se ad essere protagonista della giocata risolutiva è un giocatore importante (Bellomo), chiamato in causa dopo aver giocato pochi minuti nelle ultime cinque o sei partita, significa che l’allenatore ha il polso della squadra, i giocatori lo seguono e quando restano fuori covano la rabbia giusta. Una circostanza che diventa esemplificativa per chi resta fuori e deve farsi trovare pronto.
Poteva anche non convincere la sua formazione iniziale senza punte. Baroni, però, sapendo di avere a disposizione un solo attaccante, ha scelto di tenerlo per la ripresa. Lui le partite le gioca sulla sua testa e le immagina sui novanta minuti. Diversi dati segnalavano come il Pordenone a primi tempi di grande intensità potesse far corrispondere secondi tempi di minore impatto fisico. Quei palloni in verticale con mezzali e trequartisti che si buttano in avanti come sciami di api fanno venire il mal di testa a chiunque. Ma è un dato assodato che il tema tattico, come già avvenuto in altre gare dei friulani, si veda meno spesso nella ripresa.
I numeri di Baroni parlano chiaro, ma non ci sono solo quelli. Adesso arrivano sfide contro squadra del budget più importante e obiettivi, in molti casi, più prestigiosi. Le sfide saranno più difficili, ma stimolanti.
È ancora prestissimo per sentirsi fuori dai guai. La B non ti perdona i passaggi a vuoto. La Reggina, però, può andare a caccia dello strappo decisivo con la consapevolezza di avere credenziali giuste per togliersi ancora delle soddisfazioni.
e non dimentichiamoci che i play-out sono solo a tre punti…
Rimpiango dell’era Baroni rimpiango i 3 punti persi ad Ascoli partita in mano nostra e poi persa . Il pareggio di Vicenza nel finale il rigore sbagliato con il lecce x il pareggio e la partita di Cosenza . 8 punti in più parlavamo di altro campionato peccato
Senza dubbio da blindare
Persona seria ed equilibrata ha portato tranquillità e un gioco …. può fare un bel lavoro perché la REGGINA ha un gran organico ??❤️
Analisi perfetta…