Il 3-0 è senza appello, ma gli amaranto potevano fare meglio. E  questo è un attestato di stima

L’Empoli è la migliore squadra del campionato, merita il primato e qualora non andasse in Serie A, per quanto visto in questo torneo, sarebbe un sacrilegio.  Punto e a capo.

La Reggina non è al livello degli azzurri. Lo dice la classifica, lo ha detto la partita del turno infrasettimanale.  In ogni giocata, in ogni reparto, persino nei fondamentali.  Si è perso il conto di quanti “controlli orientati” abbia complessivamente messo insieme l’Empoli nel corso dei novanta minuti.  Ogni circostanza del gioco raccontava di uno squilibrio tra le due compagini.

Il calcio, però, è bello perché a volte la cifra tecnica e tattica possono essere messe in discussione.  Alla Reggina serviva la gara perfetta per fare risultato  e la gara perfetta non c’è stata.   Farne un colpa ai Baroni e ai suoi ragazzi sarebbe fuori luogo, anche perché perdere contro una squadra che non conosce la sconfitta da venti partita può stare nell’ordine delle cose.

Ma è proprio per la considerazione e la credibilità che questa squadra si è guadagnata sul campo che si può analizzare persino una sconfitta contro la capolista, senza l’arrendevolezza di chi si piega all’ineluttabilità delle gerarchie determinate dalla classifica.

La prova lampante arriva dal gol che ha rotto l’equilibrio.  Ci sono almeno due errori: quello di Crisetig che si fa uccellare da Bajrami su un’azione da fermare in fallo laterale e quello della difesa che, con troppa facilità, ha fatto smarcare Olivieri. Nella gara perfetta, per l’appunto, non sono previste queste ingenuità.

L’Empoli sapeva bene che la fascia sinistra era quella su cui gli amaranto soffrono di più  In alcune circostanze c’erano addirittura tre giocatori ad attaccare da quella parte:   Bajrami, Mancuso e l’accorrente terzino Fiamozzi. Calciatori che, per definizione, non occupano quegli spazi, ma che contro gli amaranto hanno reso più frequente un tema tattico che si era già visto in altre partite dell’Empoli.  Potevano anche esserci i margini per trovare una contromisura alla circostanza.

C’erano, inoltre, due situazioni che la Reggina avrebbe potuto sfruttare fronteggiando il 4-3-1-2 empolese. Una era la superiorità numerica sugli esterni, l’altro erano i continui cambi di gioco che, notoriamente, possono essere patiti da squadre come gli azzurri che giocano stretti e raccolti.   Nel primo caso i tentativi ci sono stati e sono arrivati tanti cross, soprattutto nel primo tempo. La seconda soluzione, invece, si è vista raramente e in quelle poche circostanze in cui ciò è avvenuto si è avuta la sensazione che gli amaranto potessero fare male.

In quello che è un 3-0 senza appello che legittima la forza dell’Empoli,  la buona notizia è che la Reggina vista non è stata la migliore possibile.