Neroazzurri che puntano moltissimo sulla continuità tecnica, gli amaranto devono ancora trovare la loro dimensione
All’Arena Garibaldi, intitolata all’indimenticato patron Romeo Anconetani, di fronte il rampante Pisa di Luca D’Angelo e la matricola Reggina, che ad inizio stagione non ha mai nascosto le proprie ambizioni di alta classifica.
Neroazzurri che la scorsa annata, da neo promossa, hanno sfiorato un posizionamento playoff, mentre anche nel torneo in corso hanno ingranato la marcia giusta per sperare nella zona spareggi promozione. Quella pisana è oramai una realtà consolidata, rafforzata dall’ingresso in società di Alexander Kastner, uomo d’affari di origini russe che vanta un patrimonio sterminato e vuole far sognare tutto il popolo neroazzurro. Intanto, il gruppo del presidente Corrado, con in testa il direttore sportivo Roberto Gemmi, ha permesso al team pisano di tornare in serie B, dando poi continuità alla rosa che due stagioni fa è volata tra i Cadetti. Al punto che sono ben 11 i superstiti della cavalcata dalla C alla B, in particolare i vari Meroni, Benedetti, Marin, De Vitiis, Gucher, Masucci e Marconi.
Insomma, rispetto alla Reggina, che ha congedato molti eroi della promozione, puntando in parte su alcune vecchie glorie e correggendo il tiro in sede di mercato, vedi gli undici innesti a gennaio, il Pisa ha trovato nella continuità tecnica la sua dote più significativa: i risultati, dopo tutto, non sono affatto male.
Sfida tra diverse filosofie sportive e calcistiche: Pisa-Reggina è anche questa.