Sono tantissimi i reggini costretti ad emigrare per ragioni lavorative e che oggi risiedono nei dintorni di Milano
Alzino la mano quanti reggini hanno un amico o un parente che, per ragioni lavorative, vive in Lombardia. Se non l’hanno alzata è perchè probabilmente sono loro stessi ad avere questa caratteristica.
È un po’ la storia di Nino Barillà. Quest’estate avrebbe voluto vestirsi d’amaranto. Avrebbe voluto giocare ancora per la squadra per la quale farà sempre il tifo e tornare nella città dove vive la sua famiglia.
Poi, però, c’è la solita storia dei reggini che vivono in Lombardia. Qualcuno da quelle parti può offrirgli un contratto sensibilmente migliore di quello che avrebbe potuto fare la Reggina e poi, come fanno tanti altri, sei costretto a farti due conti perchè sei un professionista e perchè a 32 anni e sei calciatore l’ambizione ha mille sfumature. Anche se ti fa male il cuore. Anche se, a differenza del dipendente di qualsiasi azienda, non dovrai mai giocare contro ciò che è tuo e lo sarà sempre.
Quello, però, è il punto in cui dovrai essere ancora professionista. Come lo è stato quando hai dovuto fare la scelta estiva. Eppure scelta non è stata, perché la Reggina, di fatto, non si è mai avvicinata a lui, sapendo che sarebbe stato fuori budget.
24 presenze e 3 reti per lui al momento con la maglia del Monza. Sabato non sarà una gara come le altre. E questa è una banalità, ma di quelle che si devono dire. Sarà la sua prima da avversario, a togliergli un po’ di emozione forse il fatto che lo stadio sarà vuoto.