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Reggina, mai più senza “leader” in campo

Contro il Chievo un punto d’oro,  adesso la squadra di Baroni può ricaricare le batterie  e prendersi qualche riflessione dall’ultimo periodo

È difficile non fare la figura dei “fenomeni” quando c’è da commentare una partita dopo che è già finita. E forse la prima cosa da dire è che se oggi la Reggina si è tirata fuori dai guai molto lo deve al suo allenatore.  Più volte, nel corso degli ultimi mesi, si è rivelato un valore aggiunto.  Al momento questo resta il caposaldo di qualsiasi discorso che riguarda l’attuale trainer reggino.

Non è, però, un atto di lesa maestà dire che forse, contro il Chievo, per la prima volta qualche scelta iniziale poteva essere diversa.  Davanti c’era un avversario forte che ha tratto grandi benefici dall’affrontare una squadra come la Reggina nella terza partita di una settimana.

 

Il calcio dispendioso degli amaranto  e una coperta corta in fatto di uomini da poter ruotare  a centrocampo ha reso la squadra incapace di ribattere colpo su colpo ad avversari che non sono apparsi irresistibili sul piano difensivo.

L’undici iniziale della Reggina aveva tanta gioventú, anche se meno di altre circostanze. Ma soprattutto  tanta corsa e sostanza.

Quello che a lungo si è notato è stata una gestione della palla non soddisfacente, una costante imprecisione nelle giocate  e l’incapacità di congelare la partita nelle fasi di difficoltà. Anzi, la squadra con errori evitabili si esponeva alle ripartenze che Baroni ama chiamare transizioni.

Alla Reggina, rispetto al Chievo, nel primo tempo è mancata qualità.  Quella di uomini che sanno tenere la palla e scaricare per i compagni.  Quella di calciatori che sono in grado di  difendere la sfera, vincere duelli  e far salire la squadra. Quella di elementi che magari pressano meno degli altri, ma saltano l’uomo o  sono in grado di allentare la pressione avversaria catalizzando il gioco.   I così detti “leader tecnici” che questa squadra ha e da non confondere con quelli di spogliatoio.

Gli identikit corrispondono a quelli di calciatori come Bellomo, Denis, il dimenticato Menez e anche la new entry stagionale Folorunsho.  Averli tutti fuori contemporaneamente  è un rischio che questa Reggina forse non può prendersi, tenuto conto che nel primo tempo l’unico che pareva in grado di gestire la palla con tranquillità ed efficacia era Crisetig (uno che  farebbe parte del club dei leader tecnici), ma che lo stesso Baroni ha ammesso non essere al top della condizione.

Non è un caso che nel momento in cui sono entrati Denis e Bellomo la differenza intesa come capacità di ricevere palloni, gestirli e dare un minimo di logica alla manovra è parsa evidente.  È anche vero che il Chievo è calato, ma   è ripartito poco nonostante una Reggina a trazione anteriore.

In quel primo tempo si è quasi avuta la sensazione che il tecnico , in ragione del campo pesante, abbia schierato una squadra che potesse andare a tutta, senza che paradossalmente ne avesse le energie e la lucidità  per farlo.

Rinunciare a tutti i calciatori che hanno più qualità degli altri è forse un qualcosa che la Reggina non può permettersi.

L’unica consolazione è che sta per rientrare colui il quale è la sintesi migliore tra l’efficacia offensiva e il lavoro di quantità, ossia Folorunsho.

 

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