La squadra di Zanetti ha cambiato modulo nelle ultime settimane e lo schieramento potrebbe dare fastidio agli amaranto
Dieci giorni di sosta possono anche alterare i progetti tattici di una squadra. Gli allenatori hanno la possibilità di iniziare a lavorare su soluzioni alternative o comunque immaginare di arrivare a poter proporre qualcosa di nuovo.
Qualora, però, Venezia e Reggina dovessero non snaturare quanto proposto nel periodo precedente al break del campionato cadetto, c’è da ipotizzare una sfida che abbia temi tattici precisi.
Uno di questi nasce dal fatto che i lagunari, nell’ultimo periodo, hanno cambiato modulo. Dal 4-2-3-1 proposto da Zanetti nella prima parte di stagione, sono passati al 4-3-1-2. Un rombo di centrocampo che, nelle ultime settimane, ha dato difficoltà alla Reggina nell’affrontarlo. Questo nasce dal fatto che spesso si sono affrontate squadre molto dinamiche, in grado di fare densità in mezzo e mettere in difficoltà una squadra di Baroni che, invece, privilegia coprire il campo in ampiezza sfruttando gli esterni.
Anche perché quando, come nel caso del Venezia, nella posizione di trequartista puoi schierare uno come Aramu o nel caso dell’Empoli Bajrami, forse il modulo diventa solo un dato accessorio.
Non è un caso che, in altre circostanze, la Reggina pur soffrendo il 4-3-1-2 come quello del Pordenone, sia riuscita ugualmente a ottenere un risultato positivo, tenuto conto che davanti c’era un avversario con minore qualità rispetto a veneti e toscani.
Baroni, nelle ultimissime gare che hanno preceduto la sosta, ha tra l’altro iniziato a proporre con più regolarità il centrocampo a tre. Segno che, in quella fase, aveva percepito che molti avversari avevano iniziato a capire come poter mettere in difficoltà la Reggina.