Nel corso della sua esperienza in amaranto il tecnico non ha quasi considerato nessuno titolare, con qualche eccezione
Quattro partite in dieci giorni. La Reggina è pronta ad un tour de force che ha pochi precedenti nella storia amaranto. La cantilena è già stata memorizzata: 1 maggio, 4 maggio, 7 maggio e 10 maggio. Pensare di poter giocare tutte le gare con lo stesso undici è un’ipotesi molto complicata da percorrere.
Può essere un problema relativo per la Reggina che, come l’anno scorso, continua ad avere rose che valgono due squadre più o meno di pari livello. Baroni ha spesso mostrato una certa capacità di far ruotare i giocatori, in maniera tale da avere sempre in campo chi sta al meglio.
Si prenda, ad esempio, la fascia destra difensiva: Lakicevic e Delprato si sono divisi l’impiego da titolari. Bianchi e Crimi in mezzo offrono garanzie allo stesso modo. Per non parlare della trequarti dove tra Situm, Edera, Rivas e forse anche Menez si fatica ad immaginare dove si possa pescare meglio. Sono esempi del fatto che la squadra ha risorse adeguate per mettere in campo un turn over efficace senza perdere competitività.
Ed è oltremodo vero che in rosa ci sono calciatori che, invece, faticano ad avere alter ego. La qualità di Crisetig a centrocampo e la polivalenza di Folorunsho sulla trequarti forse l’esempio più tangibile.