I lagunari diventano esempio di progettualità, ma ci sono anche gli investimenti

Le premesse, in questi casi, sono sempre obbligate. Che la Reggina sia in B, in questo momento, è un privilegio che Reggio Calabria deve all’attuale proprietà che l’ha rilevata ad un passo dal baratro.  Riuscire a consolidarsi in cadetteria è tutt’altro che un’onta, ma semmai un’opportunità e finanche una prospettiva agognata.

Ma che Serie B attende gli amaranto? Una B forse ricca come mai, tra l’altro nell’anno post-Covid.  La Reggina non sarà una Cenerentola, ma il quadro è chiaro rispetto alla volontà di ottimizzare le risorse.

Portare gli esempi di squadre che, grazie ad organizzazione e progetto vincente, hanno ottenuto i risultati è giusto, ma non demonizzando oltremodo chi spende. Spendere a vuoto e magari per portare a casa figurine è sbagliato e il Monza insegna.  Qualche settimana fa Massimo Taibi, ad esempio, aveva dichiarato che era nelle sue intenzioni prendere Forte in estate, ma di fronte ad una richiesta di un milione di euro per il cartellino ha prevalso la logica di non spendere per acquistare calciatori.

Tutto ok. Il Venezia, però, si sta giocando la Serie A anche per quanto Forte ha fatto la differenza in campionato.  Il dato serve a dire che va bene il modello Cittadella, ma alla fine a fare la differenza spesso e volentieri sono i giocatori che costano di più. Di ingaggio o di cartellino.

Detto questo è pur vero che il Venezia di monte ingaggi aveva poco più della Reggina e forse sarebbe bastato risparmiare su qualche ingaggio superfluo, per avere un budget simile e che avrebbe contemplato eventuali investimenti.