Il difensore del Napoli è ormai una certezza per il calcio italiano, il suo percorso è iniziato dal Sant’Agata
Giovanni Di Lorenzo è un calciatore che non ha potuto completare il suo percorso di crescita, come calciatore professionista, alla Reggina. Ha fatto in tempo a godersi lo spareggio vinto a Messina, di cui tra l’altro ha mantenuto l’immagine della squadra (con il settore ospiti alle spalle) sul suo profilo Facebook.
In quella partita ebbe il suo ultimo atto da amaranto, visto che dopo il fallimento fu costretto a ripartire da Matera. Si vedeva però che, già da ventenne, aveva una personalità e una qualità fuori dal normale per quella categoria.
Il suo esordio, a gara in corso nell’Europeo, è stata una delle scosse avute dalla Nazionale per abbattere la Turchia. Ma cosa resta di Di Lorenzo? Un esempio per far crescere il settore giovanile, tenuto conto che la sua è una storia abbastanza chiara.
Di Lorenzo è toscano. È arrivato a Reggio quando aveva 15-16 anni (non giovanissimo, quindi, a livello di settore giovanile) ed è stato frutto di un investimento iniziale su di lui e di un’accurata opera di scouting. Segno che, oltre ad avere bravi istruttori e un centro sportivo funzionale, per vedere risultati può occorrere qualcosa in più. Anche perché non è sempre facile andare a reperire tutto il meglio che può passare dal territorio, basti pensare che un Berardi (calabrese di Bocchigliero) deve la sua fortuna ad un provino quasi fortuito avuto con il Sassuolo.
La società del presidente Gallo vuole fare le cose per bene e presto, c’è da immaginare, si strutturerà per mettere in piedi un progetto che sia in grado di rendere i costi proiettati ad investimento a lungo termine sul settore giovanile.