Gli amaranto cadono all’Anconetani, lo fanno immeritatamente ma ci sono anche letture obiettive da fare
La Reggina esce da Pisa con la consapevolezza di potersela giocare con chiunque. Anche con la squadra schiacciasassi di inizio stagione, quella di D’Angelo. Gli amaranto perdono, ma lo fanno costruendo molto più dell’avversario, che però ha mostrato una migliore affinità con la capacità di portare gli episodi della propria parte. Non è mai un caso. Ed è forse la certificazione del fatto che questa Reggina non vale ancora i quartieri altissimi della classifica.
L’autogol di Cionek, ad inizio della gara, ha spianato la strada ai nerazzurri. I dieci minuti iniziali sembravano prefigurare una giornata molto difficile per gli amaranto che, invece, un passo alla volta hanno iniziato a guadagnare metri, a macinare gioco e a costruire occasioni da rete. Alla fine della gara se ne ne possono contare almeno sette-otto, ma non avere mai segnato non è un’attenuante ma un aggravante nel computo di un giudizio che non può essere totalmente negativo.
Il Pisa non ha rubato nulla. Si è preso la partita, speculando sull’episodio iniziale, beneficiando di fortuna, della bravura di Nicolas e di una giocata di Lucca da cui è nato il rigore (discutibile) che chiuso la gara e ha portato la Reggina in inferiorità numerica per il gesto di Micai verso un avversario punito dall’arbitro.