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Reggina, Criscitiello ancora duro con Aglietti: “Una difesa colabrodo”

Il giornalista torna sulla querelle legale con il tecnico amaranto

Nonostante il Tribunale di Novara abbia scritto la parola fine sulla querelle giudiziaria tra il noto giornalista Michele Criscitiello ed il tecnico della Reggina Alfredo Aglietti, la polemica sembra tutt’altro che esaurita.

Nel suo editoriale su Tuttomercatoweb, il giornalista torna infatti sulla vicenda scrivendo così: “In questo editoriale spesso prendo posizione pro e contro. Qualcuno se la lega al dito e prova a zittirmi preparando le querele per diffamazione e allungando i tempi. Palla lunga e pedalare. La causa più bella è stata quella con Alfredo Aglietti, oggi allena la Reggina ma i fatti risalgono a 7 anni fa quando allenava il Novara e lo portò in serie C, e su queste colonne lo avevo definito calcisticamente scarso e presuntuoso. La prova c’è stata: i 7 anni successivi dove a Chiavari è retrocesso ancora, ad Ascoli se ne è andato, al Verona è andato in A perché ha diretto 3 partite e al Chievo in 2 anni non ha combinato nulla con la società addirittura fallita perché senza la serie A i conti non tornavano più. La querela è stata lunga, il Tribunale di Novara ci ha ospitato 5-6 volte e lunedì è arrivata l’assoluzione con formula piena (favolosa arringa di Cesare Di Cintio che si è guadagnato uno spritz a fine processo dopo aver portato al giudice la media punti di questi anni di Aglietti e i guadagni annui). Gli Avvocati del Mister chiedevano danni pari a 100.000 euro. Il PM ne chiedeva 2.000 euro. Fate voi due calcoli. Morale, da leggere alla Boskov: uomini di calcio che finiscono in tribunale non sono uomini di calcio. Traduzione: salvo se ci sono offese pesanti sulle persone, addetti ai lavori che finiscono in tribunale per questioni calcistiche e tecniche sono davvero senza etica calcistica.

Le botte (mediatiche) si prendono e si danno. Io le botte, quelle vere, le ho prese all’Ata Hotel, sede del calciomercato. Era l’ultimo giorno di mercato ed Enrico Fedele mi rifilò uno schiaffone davanti a 50 testimoni per un mio editoriale contro Fabio Cannavaro. Avrei potuto denunciarlo, chiedere danni morali e fisici. Inizialmente lo feci, poi ho incontrato Fedele che potrebbe avere l’età di mio padre e ho tolto tutto. Nel calcio sono cose che possono capitare e da uomini si risolvono. Oggi Fedele mi scrive e io gli scrivo. Tutto si risolve in questo mondo. Faccio un esempio: il Direttore del Bologna, Bigon, o l’allenatore Marco Giampaolo negli anni sono stati i miei bersagli preferiti. Calcisticamente li ho sempre martellati. Critiche anche dure. Bigon ha sempre incassato da signore e mai ha chiamato giudici o avvocati. Si è dimostrato uomo di calcio e ha capito di che mondo fa parte. Questione di cultura… calcistica. Un augurio ad Aglietti: che la difesa in campo sia più solida di quella fuori dal campo”.

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