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Parte il ritiro della Reggina: ognuno la veda come vuole, ma c’è un dato di fatto

Momento assai complicafto per gli amaranto dopo il derby perso a Cosenza

Chi segue il calcio da qualche anno sa bene che, soprattutto un tempo, esistavano presidenti vulcanici che utilizzavano la parola “ritiro” per indicare ai calciatori un’eventualità punitiva. Oggi raramente si utilizza lo strumento con le stesse motivazioni. Si tende a dire che passare dei giorni insieme equivale a trovare il modo di compattarsi, di scacciare le paure e magari trovare la formula per allontanare una crisi.

C’è, però, un dato di fatto: quando si va in ritiro lo si fa perché qualcosa che non va. Nel caso della Reggina sicuramente non vanno in risultati con sei sconfitte nelle ultime otto partite. La sfida di Cosenza, tra l’altro, ha cancellato anche l’idea che nei risultati negativi ci fossero solo componenti metafisiche. In una squadra che crolla soprattutto nei minuti finali della partita c’è evidentemente qualcosa da sistemare e non serve mettere in evidenza solo la questione fisica. C’è qualcosa che non va, con possibilità che la criticità risieda anche nelle strategie.

Nella Reggina che sceglie di guardarsi negli occhi dopo il derby perso con il Cosenza si spera che i momenti di condivisione servano a scovare l’alchimia per uscire da questo momento che si è fatto davvero complicato. E ci si augura che la si possa trovare in fretta. Il ritiro che parte dal giovedì sarà la svolta? Dopo la partita con il Parma si conoscerà la risposta.

 

 

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